lunedì 1 aprile 2013

PASQUETTA 1980

Pasquetta 1980 l'appuntamento è sotto casa dei miei nonni materni. A casa mia i preparativi fervono già da qualche decina di minuti quando io e mio fratello veniamo invitati ad alzarci dal letto per non arrivare tardi. Stranamente, rispetto alle normali reazioni mattutine, ci alziamo di scatto dal letto e, da maschietti, saremmo già pronti per uscire. Mia madre ci invita perentoriamente a lavarci e sistemarci come si deve e, al primo accenno di capriccio, mio padre interviene per rendere l'invito un ordine. A questo punto tutta la squadra è allineata e coperta: mia madre, finite le ultime fritture, è intenta alla sistemazione del cibo in apposite vashette da asporto, mio padre inizia a portare qualcosa giù in macchina ed io e mio fratello, come due gatti allergici all'acqua, in bagno a chiederci il perchè ci stessimo lavando se tra poco saremo in campagna a rotolarci tra terra e prato. Ma un ordine è un ordine e così sia! Eccoci in macchina e, pochi minuti dopo, siamo già sotto casa dei miei nonni. Mio padre odia arrivare in ritardo e così, anche questa volta, siamo i primi. I miei nonni sono già pronti e cercano di fare mente locale per verificare che non ci stessimo dimenticando nulla: "il vino lo abbiamo preso, la parmigiana è nella teglia avvolta da uno strofinaccio, il pane lo compriamo lì che è più buono, prendiamo l'acqua per i bambini ed abbiamo preso tutto". Il tempo di avviarci con le vettovaglie necessarie per un'intera settimana verso il portone ed arriva la prima coppia di zii. Un bacio, un pizzico sulle guance ed ecco arrivare l'altra coppia di zii. Un bacio, un pizzico sulle guance ed io e mio fratello iniziamo a chiederci perchè mia madre deve avere tutte queste sorelle e, soprattutto, perchè tutti questi pizzichi sulle guance? Come al solito manca l'ultima sorella con i marito ed i due cugini praticamente nostri coetanei. Li aspettiamo in cortile. Loro a differenza di mio padre che odia arrivare in ritardo non sono proprio capaci di arrivare puntuali. Tutta la famiglia, tra battute e frecciatine, in ognuna di queste occasioni sostiene sempre che, con loro, bisogna sempre considerare la mezz'ora di forbice rispetto all'orario stabilito. In realtà erano sempre puntualissimi nella loro mezz'ora di ritardo. Ventinove minuti e cinquantotto secondi dopo il nostro arrivo ecco arrivare l'ultima coppia di zii. Nessun cenno al ritardo e nessun accenno di fervore. In effetti, anche questa volta, sono puntuali. Sono arrivati esattamente trenta minuti dopo l'orario previsto. Io, mio fratello ed i due cugini (un maschietto ed una femminuccia) ci diamo immediatamente sguardi di intesa pre gustando i mille ed un gioco che da qui a breve faremo tutti insieme. Bene, ci siamo, si può finalmente partire. Tutti in macchina. Quasi un'oretta di viaggio ad andatura turistica ed eccoci arrivati in campagna. Il posto è davvero molto bello. C'è un enorme prato dove noi ragazzini possiamo scatenarci, qualche albero dove i più grandi possono trovare riparo dal sole e alcuni tronchi dove poggiare le vettovaglie. Macchine parcheggiate e, stile folletti del bosco, si scaricano le macchine stra cariche di: cibo (dall'antipasto a cinque tipi diversi di frutta), sedie, sedioline e sgabelli, stuoie, ricambi per i bambini (casomai servisse), pallone, racchette e giochi vari di cui ci è stato preventivamente approvato il trasporto la sera prima dalla commissione di genitori riuniti con voto palese. Le feste di quegli anni venivano celebrate e consumate così, obbligatoriamente fuori casa, tutti insieme. Niente ristoranti dove sedersi alle 13 ed alzarsi alle 16. Niente visite di capitali europee o esotici villaggi in lontane località. Niente pc, smartphone, iphone o altre attrezzature asociali. Si parlava, si rideva, si correva e si giocava tutti insieme condividendo le nostre esperienze con la natura che ci circondava imprando a conoscere e divertirci con quello che trovavamo. Anche un mucchietto di rami e foglie poteva rapresentare un tesoro inestimabile. Per un momento provo a chiudere gli occhi e vedere se, anche solo con l'immaginazione, si possa tornare su quel prato per rivivere, anche solo per un istante emozioni che non provo più da tanto, troppo tempo.
 
 


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